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lunedì 18 novembre 2013

Ciechi d'innanzi al Picasso

Giulio Serafini - Varenne - Acrilici e polveri di marmo su tela


Arte contemporanea: una moda passeggera o una futura miniera d’oro?

E sulla base di un indagine condotta dall’istituto per gli studi sulla pubblica opinione (ISPO) che ci si chiede, in questo particolare periodo storico, contrassegnato da una sfiducia generalizzata verso l’economia e la ripresa, se anche l’arte e nello specifico l’Arte Contemporanea stia subendo una crisi o se possa essere considerato un settore in ascesa.

E quasi assurdo porsi questa domanda in un Paese come il nostro che da sempre è considerato nel mondo come la patria dell’arte per eccellenza.

Sono due i punti posti in evidenza dall’indagine dell’ISPO da valutare come il maggior ostacolo per lo sviluppo di tale settore: il primo riguarda la crisi economica che secondo l’ISPO sta soffocando l’arte contemporanea, orientando l’attenzione degli italiani su altre questioni legate alla quotidianità; il secondo concerne la difficoltà oggettiva dell’italiano medio di comprendere e interpretare questa nuova espressione artistica, che per tale ragione viene considerata una forma d’arte per soli intenditori. 

Tuttavia il dato sorprendente sta nel fatto che una grande fetta della popolazione italiana non ha ancora chiara la differenza tra arte moderna e arte contemporanea ma ritiene che quest’ultima possa essere un ottimo investimento economico. 

Inoltre, da tale indagine emerge che i più interessati all’arte contemporanea siano i giovani tra i 25 e 35 anni con un buon livello di istruzione e residenti al centro nord, i quali associano all’arte concetti come impulso, comunicazione e progresso.
A questo punto sorge spontanea la domanda: è davvero il fattore cultura che discosta la collettività dall’interesse reale verso questa nuova forma d’arte, oppure questo è solo un vestito che calza a pennello a un fenomeno più largo? 

Probabilmente sarebbe meglio riflettere su quanto l’Italia abbia necessità di una politica rivolta alla valorizzazione dell’arte rendendo per esempio quest’ultima più accessibile al grande pubblico. Così considerata infatti l’arte potrebbe davvero risultare l’oggetto propulsore di un economia statica. Basterebbe non fosse considerata un bene di lusso e quindi oggetto di indagini finanziare che riguardano il collezionista, che diventasse detraibile fiscalmente e oggetto di lustro per l’arredo di studi e uffici professionali.

Infine ci chiediamo se realmente l’interpretazione di un opera possa essere legata al livello distruzione dell’individuo o primariamente alla sua emotività. Infondo l’arte non è mai stata considerata un bene interpretabile da chiunque al contrario sempre ritenuta materia di discussione di elitè.
Una grande opera d’arte che sia arte moderna o contemporanea può emozionare anche chi non ha mai studiato nulla a riguardo. 


 Non è forse vero che il primo critico d’arte ha ritenuto Il Picasso una stella cometa senza scia?...

                                                                                    
                                                                                                       di Federica Rossi


domenica 13 ottobre 2013

Decentramento e giovani nell’Arte: così nasce Artisse



Vincenzo Musardo


Non esiste un vero progresso quando i risultati della ricerca artistico-scientifica sono destinati all’interesse di pochi.
Non esiste miglioramento della qualità della vita quando viene trascurata la memoria storica e la relativa importanza dei valori dell’Arte.

L’individuo riesce ad esprimere il massimo della sua funzione esistenziale allorquando è capace d’inquadrare nel suo status symbol il concetto filosofico delle arti tutte
È la poetica della vita che emerge attraverso i vari stadi del sentimento artistico.
Accostarsi all’Arte è come pianificare l’ideale dei propri istinti emozionali; promuoverla e divulgarla oggi, nel bel mezzo di una umanità cosmopolita e rispettando l’eredità storica, è sinonimo di temprato coraggio e di nobile intento che pochi possono vantare.
Nel 2004 nasce Artisse, una società ove un gruppo di persone amanti dell’Arte e della cultura in genere si è strettamente coalizzato attorno alla figura del suo ideatore che ne è anche l’Amministratore Unico.


Artisse poteva benissimo essere collocata in un posto qualsiasi del nord Italia o dell’est europeo, cercando in tal modo un impatto d’immagine più incisivo in quanto nata nelle cosiddette zone storiche.
Sceglie, invece, il sud d’Italia, il Salento, nel brindisino, la terra di Virgilio; un luogo apparentemente decentrato come a voler insistere su quella condizione di tendenza storicamente riconosciuta quale “decentramento”, tanto in voga negli anni sessanta.

Una scelta ardita e carica di scommesse, una sorta di provocazione alla logica del luogo comune e, allo stesso tempo, di denuncia dell’attuale realtà operativa delle gallerie d’arte italiane che, da tempo ormai, non vedono nei giovani artisti la possibilità di uno sviluppo professionale.

Quello dell’Artisse è il programma dei giovani dell’Arte italiana ai quali è data la possibilità di un percorso verso una reale professionalità artistica riconosciuta dal pubblico dell’Arte stessa.
In tale prospettiva i giovani operatori vengono affiancati da alcuni maestri noti e meno noti, in modo da rendere più visibile il senso generale dei valori.
Decentramento e giovani nell’Arte: in questo modo Artisse si propone in maniera innovatrice puntando, con decisivo orientamento, allo stato di fatto della mediterraneità come realtà centrale di un futuro assetto geo-politico ove lentamente stanno confluendo nel richiamo europeo, paesi dell’est asiatico e del nord Africa, paesi arabi compresi.